venerdì 29 giugno 2007

the more I learn, the less I know about before.
the less I know, the more I want to look around

giovedì 28 giugno 2007

la storia è semplice, come una somma che non torna mai.

è cambiato il tempo, all’improvviso. il sole è corso via in fretta, in ritardo per il pranzo, e nel campo libero una nuvola, sola e grande, è corsa a prendere posto, piangendo incredula. l’uomo aveva quarant’anni, forse poco più, ed un cuore meteoropatico. ogni volta sentiva una fitta e col fiato corto respirava saliva.
facendo finta di morire.
lei , seno grande come il suo sorriso, scandiva quel tempo cialtrone battendo a macchina e leggendo in metrò, che in fondo era meglio che non il contrario. la sua età era un mistero come anche il suo cuore. e tutto faceva chiudendo gli occhi, salendo in apnea.
facendo finta di vivere .
sul bordo delle sue gambe chiuse lui le lasciava, ogni volta, una ciglia. per farne un prato ed appoggiare un sapore.


mercoledì 20 giugno 2007

milano-zurigo-lussemburgo-zurigo-milano

il mondo dall’alto sembra sempre uguale ed allo stesso tempo sconosciuto e se, come me, non ami volare, ogni volta ritrovi sensazioni che avevi già provato, ogni volta non è mai la stessa cosa. quasi un anno che non volavo, l’ultima volta era di luglio. E quasi lo stesso tragitto, più o meno la stessa direzione, come una freccia che la scagli due volte e le frecce non vanno distanti. impossibile non pensare a quello che un giorno è stato. Eppure nessuna sensazione è tornata in testa. nessun ricordo di quell’andata fatta in due e di quel ritorno da solo. nessuna emozione a guardare le campagne fino in fondo all’orizzonte. niente finché non ho guardato giù e visto le alpi. che è strano. a me la montagna non piace, che sono di mare, si sa. eppure è lì che tutto è tornato, preciso preciso come undici mesi fa. e mi è passato in testa quel viaggio, fatto piangendo, guardando le stesse cime.
e mi è tornata la stessa voglia di lanciarmi nel vuoto, passata in un attimo, in pianura padana

mercoledì 13 giugno 2007

lunedì 11 giugno 2007

domenica 10 giugno 2007

mi chiede come sto e non so cosa dire. apro la bocca ed esce un bene che sa di cortesia color zafferano, di moda recente che profuma di buono e svanisce più in fretta. perché non c’è davvero una risposta che abbia un senso quando giochi ai cowboy su questo toro impazzito che chiamiamo la vita, dove basta un dollaro per saltare e far finta. ma durare è sudore e passione, forse anche fortuna, quando è facile scendere con le lacrime in canna a spararci le scarpe.

per trarmi d’impiccio saluto cordiale e proseguo più avanti fino ad una femmina di razza bicchiere che mi concede l’onore di un ballo a ritmo di pinot. ma non fidarti mai di un amore liquido che non è fatto per durare e basta un bacio solo perché sparisca giù nella gola.

alla fine, solo con un cane, seduto per terra con lo sguardo più sotto, penso all’arte che serve per sorriderci sopra. io, che per natura contengo senza ritegno, io che non posso essere quadro, neanche nei giorni dei colori più belli. io, che sono cornice per contenere quello che amo.

e che senza mi adatto. e faccio il vassoio.


giovedì 7 giugno 2007

mi chiamo come chi non è più e ancora non c’è,
che sia breve o sia lungo non ha nessuna importanza.
io non ho un nome se tu lo non dici
e vale la bocca che sulle labbra lo tiene.
perchè noi siamo le parole non dette e quelle sentite,
rivestite di pelle per tenercele dentro.

mercoledì 6 giugno 2007

attraverso


scambiamoci gli occhi per imparare a capirci, per vederci da fuori e poi ridere forte e dammi le tue gambe per correrti incontro ed attaccarmi ai tuoi fianchi, per poterle toccare quando tu non sei qui. regalami le mani e ti darò le mie, da mettere nelle tasche dei tuoi pantaloni e lascia che scuciano e vadano oltre. intrecciamo le ciglia ed i capelli come cesti di vimini per metterci dentro i frutti della tua fantasia e galoppare verso un vigneto esposto a sud. Regalami un corpo e quel che c’è dentro.
e fa di me quello che vuoi.

martedì 5 giugno 2007

lunedì 4 giugno 2007


voglio essere un regalo per te, qualche cosa che aggiungi nel cuore dove c'è spazio.
non voglio toglierti niente se non il sonno quando vorrai pensarmi di notte.
voglio ridere con te e sentirti mancare il fiato.
voglio proteggerti e guarirti, imparare ed condividere.
ho bisogno di te come tu di me. perché un amore non lo puoi immaginare.
puoi solo colorarlo.

venerdì 1 giugno 2007


ti scrivo questa sera da questo posto che amo come un amore. con nuvole seppia di pioggia nera e stelle a combattere per un posto al sole

ho un po’ paura, sai?, che tu non sappia decidere. che tu decida di non decidere. che tu scelga la riva invece del mare, rimanere asciutta mentre mi guardi nuotare, ed andare lontano, nascosto da un’onda, dove non mi puoi più vedere. non sento entusiasmo ma solo paura nel pensare ad un giorno che dovrebbe farci amare. non sento la voglia di conoscere ma il timore di un compito in classe. ti vedo incastrata in un vicolo stretto nella tua vita monopoli, costretta comunque a passare dal via senza davvero riuscire a partire davvero.

ho un po’ paura, sai?, del mio non saper più aspettare, del mio volerti amare e sentirmi riamato davvero, di una storia mai nata e che ho pensato bellissima. e sento la pioggia che mi scende da occhi farfalla che apro e richiudo sperando di trovarti vicina. ma capisco ogni cosa ed ogni tuo dubbio e rimorso. e ti amo comunque anche distante più dei chilometri che ci separano. ma non posso che chiedermi cosa sia il tuo meglio e se non sia senza me, se la tua vita ad orologeria abbia davvero bisogno di un amore bomba. o se non sia meglio disinnescare tutto per tornare a casa infelici.

ho un po’ paura, sai? che tutto questo se lo porti via il vento e non rimanga che un ricordo di basilico e ulivi, di parole e di attesa, una nuova tacca scalfita sul mio cuore di legno per ricordare un altro amore morto giovane, una nuova illusione senza imparare mai niente, pronto di nuovo a farmi ancora del male. perché lo sai bene che quando sento non posso far finta, quando amo non posso star fermo. e che non posso farmi andar bene un cibo mal cotto ed un vino cattivo.

ma la paura più grande è quella di perderti, la colpa più grande è quella di perdermi. e per ogni mia difetto non potrei perdonartelo.
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