mercoledì 14 novembre 2007

In questo secolo di vie ferrate, di imposte e debiti, e barricate
Di luce elettrica, di magnetismo, di carta straccia, di comunismo.
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Noi confitti al nostro orgoglio come ruote in ferrei perni
Ci stanchiamo in giri eterni, sempre erranti e sempre qui.
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I primi versi, meravigliosi ed attuali, sono frammenti di un’opera di un alienato monomaniaco e malinconico. I successivi di un demente, dettati di getto durante una seduta psichiatrica. Entrambi soli, disperati e anonimi. Entrambi vissuti tra la fine dell’ottocento ed i primi anni del secolo successivo. Entrambi citati negli scritti di Cesare Lombroso (raccolti in un bel libro dal titolo preciso, Delitto, genio, follia) per dimostrare come l’estro poetico si annidi nella pazzia. O viceversa.
Con intenzioni diverse, ma dicendo alla fine la stessa cosa, Mordecay Richler scrisse: Un’attenta analisi delle strategie sinistrorse in campo musicale porta alla luce un’arma fin qui ignota, il menticidio, messa a punto dal kgb per indurre al suicidio mentale, e cioè al rincoglionimento senza scampo, un’intera generazione di ragazzi americani. Il che spiega una volta per tutte i Rolling Stones
Poi sento:
I miei sogni sbattono nei tuoi e non è colpa mia
Dolce madre bella figlia e adesso mia mia mia….
Credo che si possa affermare con una certa precisione scientifica che Biagio Antonacci è perfettamente sano di mente.
Biagio Antonacci – Vicky love - 2007

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