lunedì 14 maggio 2007

Limpido granato di buona profondità e consistente. All’esame olfattivo esprime intensità, una buona persistenza, qualità tendente all’ eccellenza; emergono delicati profumi di viola appassita, ciliegia e mora, vaniglia, cacao amaro e tabacco. Al gusto è secco caldo, di corpo, tra poco e abbastanza fresco, tannini fini e non invadenti, quasi morbido, tendente all’equilibrio; intenso e lungo nella persistenza, qualità quasi eccellente. (langhe rosso arte 2002 – clerico)

Questo vino ti assomiglia, lei disse. Intenso come le tue parole, quelle che pensi e non dici, quelle che sento senza doverle ascoltare. Persistente che non penso ad altro, come un tamburo che batte e il ritmo ti scuote anche quando ha finito, come il respiro veloce dopo aver fatto l’amore e che quasi non vuoi che ritorni normale.
Lo invitò al gioco tenendo in mano un nastro sottile. Rosso, come quel vino. Come la loro emozione.
Lui la ascoltava rivolto di spalle, guardando lontano o forse senza proprio guardare mentre lei lo bendava. Perché un uomo così bisognava farlo vacillare perchè si rendesse conto di quel che valeva. Avvicinò la poltrona, rossa anche lei, alla sedia dove, curioso e divertito, la stava aspettando senza più vedere nulla. In quell’ombra artificiale di cui lei l’aveva avvolto perchè ritrovasse la luce, come il sapore dell’acqua quando hai una gran sete, il sentire più forte di un amante non amato, un punto nero sulla tovaglia bianca che vedi all’istante come fosse il mare dall’alto. Un gioco di sguardi che se mancano sono più vivi.
Gli prese la mano e ne baciò il palmo poi gli passò il bicchiere. Forse non aspettava altro che da troppo tempo la stava aspettando, e quel vino lo accolse come fosse lei, bere così gli sembrava quasi di bere il suo sangue.
Dimmi che vino è… Neanche il tempo di chiedere e lui rispose. Non fu difficile che in fondo era il suo vino preferito e lei lo sapeva. Che proprio quel vino, proprio quel nome li aveva fatti trovare.
In quel bicchiere risentì il profumo del loro incontro e della loro assenza. Con gli occhi chiusi sotto quell’inutile nastro sentì ancora l’odore del suo collo che sapeva di bambini e di temporale. Con gli occhi chiusi vide quelli di lei, colorati d’oro ed ulivo, specchiarsi dentro ricordi disperati di città bellissime e treni e parcheggi e ospedali e labbra, di tramonti senza l’alba, gente che guarda, una lacrima che non scende, fantasmi e vampiri. Di tutta quella loro strana storia.
Amava quel vino che era vero, forse gli assomigliava. Amava lei, che era così diversa.

Alla vista si presenta con un color giallo verdolino brillante e sfumature di giallo verdolino, molto trasparente, buona effervescenza, perlage fine e persistente. Al naso esprime aromi delicati, puliti e gradevoli che si aprono con note di pera, mela e pesca seguite da aromi di ananas, biancospino, ginestra e litchi. In bocca ha buona corrispondenza con il naso, un attacco fresco, effervescente e abboccato, comunque equilibrato, delicato, sapori intensi, piacevole. Il finale è persistente con ricordi di pera e pesca (prosecco di valdobbiadene giustino b 2003 – ruggeri)

Lo lasciò ad aspettare ed accese l’impianto stereo. La musica l’aveva scelta da prima con cura. Che ci sono suoni che hanno un odore. Che sanno di caldo e del sole di bombay. O che sanno di salsa e di cibo.
Ci sono canzoni che ascolti e le senti. Nel naso, nel cuore, dentro comunque.
Quella musica sapeva di graffi e candele, di caldo e di brividi. Sapeva di pelle, di carne, di occhi negli occhi. Di corde e di gambe, di corpi lenti in bianco e nero. Di incontri nascosti, di respiri veloci che man mano accelerano e di colpo finiscono. Per questo aveva scelto i Massive Attack. Group Four sapeva di sesso.
Il secondo vino lo centellinò, solo le poche gocce che un dito immerso nel bicchiere può portare alla bocca. La sua, aperte. In attesa di lei. Lui morse quel dito che sapeva di buono. Non male ma un piccolo dolore che le arrivò dritto alle reni. Sette morsi, che lei conosceva, lenti come un gioco che sa di cera e di polvere. Morsi che le fecero inarcare la schiena. E mentre lui gustava quelle gocce di vino e sudore lei sentì forte salire la voglia.

10 Group Four.wma

1 commento:

Anonimo ha detto...

come si può lasciar andare uno come te? straordinaria potenza dell'evocazione o del sogno. che non c'è differenza.
lo porto con me.
copia/incolla e via.

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