venerdì 20 aprile 2007

successe che, ad un certo punto, lui vide, in quegli occhi nascosti, quello che aveva cercato da tempo. vide l’acqua di pioggia in un giorno di luglio e la certezza di un cuore, per quel che può essere. sentì la sua voce un’ottava più alta volare veloce, salire leggera. immaginò le mani di lei come su un pianoforte, correre agili senza troppo pensarci.
ma sentì la paura che quegli occhi si richiudessero senza davvero averlo guardato. che anche quell’acqua che gli pungeva la schiena come una cascata di spilli defluisse senza che la potesse bere. difficile da trattenere, impossibile da riconoscere. e dissonante era il suono della sua voce, disarmonico il pianoforte.
respirò forte che quel giorno era finito. l’indomani chissà che tempo avrebbe trovato. un po’ di fresco, magari, e pensieri nuovi come la luce del mattino.
che in fondo niente era cambiato. lei lo amava in silenzio, come sempre, così forte da sentirsi ad occhi chiusi. un giorno o l’altro, forse, lei avrebbe comprato un aquilone per giocare con il vento. e per dirgli tutto quello che era da sempre.
quel giorno lui, finalmente, avrebbe pianto.

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